sabato, novembre 12, 2005

Cartesio e il Dio Ingannatore

Non fu solo Platone ad avere dubbi sulla realtà che ci circonda. Anche Cartesio, ad un certo punto della sua vita incominciò sistematicamente a mettere in discussione non solo la realtà che lo circondava ma anche tutte le nozioni di cui era a conoscenza; per esempio mise in discussione anche che due più due fosse uguale a quattro. Addirittura arrivò a pensare che ci fosse un “Dio Ingannatore” che si prendeva gioco di tutti un po’ come colui che aveva creato quell’accrocchio descritto da Platone nel suo mito. Il motivo per cui Cartesio non finì per impazzire fu perché riuscì a trovare almeno un punto fermo ossia quando capì che per quanto dubitasse su tutto non poteva dubitare sul fatto che lui stesse dubitando. Questo gli permise di capire che per lo meno lui esisteva perché pensava e quindi finì per coniugare la famosa frase latina: cogito ergo sum. La domanda che mi viene spontaneo pormi è: possiamo noi trovare un modo, una qualsiasi cosa a cui appigliarci, che ci permette di dire che esistiamo in una realtà vera e non in una illusione? Secondo me esistono due possibili strade che possiamo percorrere: la prima è quella di fare dei parallelismi con quello che è la nostra vita con il mito della caverna di Platone per vedere se ci sono delle somiglianze; la seconda possibilità, sempre facendo riferimento al famoso mito filosofico, se riusciamo a trovare un modo per slegarci dalle catene che ci imbrigliano ed andare a vedere di persona come sia la realtà.