sabato, dicembre 03, 2005

Il “Velo” di Schopenhauer

Scartabellando tra i vari testi di filosofia e zig-zagando tra i vari filosofi si osserva che il tema dell’illusione è ricorrente. Tra quelli che ne erano convinti c’era Schopenhauer che affermava che il mondo può essere visto come rappresentazione o come volontà. Per rappresentazione il filosofo intendeva “quella dimensione esteriore che l’individuo conosce applicando le categorie di spazio tempo e causalità”; di conseguenza, il mondo come rappresentazione “è illusione, una dimensione onirica o Velo di Maya. Per volontà, invece, intende quel “orizzonte che si schiude all’individuo quando rivolge lo sguardo alla sua interiorità”; quindi la volontà “è l’essenza della realtà che è accessibile al filosofo che squarcia il Velo di Maya”. La domanda che nasce spontanea a questo punto è: ma che diavolo è sto velo di maya? Nel dare risposta a questa domanda o scoperto con estrema sorpresa che l’occidente a finito per incontrare l’oriente dando ragione a saggi indiani vissuti più di 4000 anni fa. Il Velo di Maya, infatti, deriva dall’antica saggezza riposta nella religione indiana, conservata nei versi dei Veda i quali riportano quanto segue: “è Maya il velo dell’illusione, che ottenebra le pupille dei mortali e fa loro vedere un mondo di cui non si può dire né che esista né che non esista; il mondo, infatti, è simile al sogno, allo scintillio della luce solare sulla sabbia che il viaggiatore scambia da lontano per acqua, oppure ad una corda buttata per terra ch’egli prende per un serpente.”
Sembra quindi scontato a questo punto, che ci troviamo in una illusione. È ovvio chiedersi: se quella che sto vivendo è una illusione, qual è la realtà? Come posso oltrepassare il “Velo di Maya”? Cosa ci potrebbe essere oltre? Nei post precedenti abbiamo ipotizzato che siamo noi il Dio ingannatore, siamo noi che abbiamo creato l’accrocchio della caverna; è quindi presumibile che siamo sempre noi a creare anche questo mistico Velo? Può essere ma anche se fosse per adesso non so cosa devo fare per poterlo attraversare. Dato che stiamo parlando Schopenhauer, vorrei, scherzandoci un po’ sopra, minimizzare il suo lavoro dicendo che per il filosofo l’ascesi, ossia il processo grazie al quale si entra in contatto con ciò che sta al di la del “Velo”, passa dalla castità perfetta, il digiuno e quindi con la povertà. Chi si fa avanti per provare?